Caro energia, le misure di Confapi al MISE a supporto delle imprese
20 Gen 2022

Caro energia, le misure di Confapi al MISE a supporto delle imprese

Confapi: “E’ necessario l’impiego di risorse aggiuntive da utilizzare almeno nei primi tre mesi dell’anno e sviluppare strategie a medio-lungo termine al fine di ridurre la dipendenza energetica dall’estero”.

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La piccola e media industria privata è preoccupata, in un momento che dovrebbe essere di ripresa economica, dei forti rialzi dei beni energetici. L’Ufficio Studi di Confapi ha recentemente realizzato un’indagine tra gli associati proprio per capire l’impatto e le conseguenze che questi aumenti avranno nei prossimi mesi sulle aziende.

Dalla ricerca, su una scala da 1 a 10 punti, è emerso che il costo dell’energia elettrica incide sull’utile d’esercizio tra 5 e 10 punti per il 29% delle aziende interpellate, mentre per 25,8% inciderà tra l’11% e il 30%.

Delle aziende intervistate infatti il 54,8% vanta contratti a prezzo variabile a fronte del 45,2% protetto da prezzo fisso. Tuttavia il primo aspetto da evidenziare è che già il 43,8% delle aziende coperte da un contratto a prezzo fisso ha in essere un prezzo medio di fornitura di oltre €120/MWh pari ad un aggravio del 100% rispetto al prezzo medio dell’elettricità nel 2019.

Nell’insieme, la maggioranza delle PMI che vantano oggi un contratto a prezzo fisso si troverà a rinegoziare i contratti di fornitura tra il secondo e il quarto trimestre 2022. Tenuto conto della condizione di grave tensione che insiste attualmente sul mercato energetico europeo e dall’andamento della curva forward, è lecito attendersi a fine 2022 una rinegoziazione nell’ordine dei €180/MWh pari a un incremento del 200% rispetto al 2019.

Secondo l’indagine, su un piano più macro, ipotizzando un consumo industriale di elettricità (PMI e grandi imprese) di circa 211TWh (-5% rispetto ai consumi 2019) e un aggravio medio dell’elettricità stimato in €120/MWh rispetto al 2019 (prezzo medio dell’elettricità è stato pari a €60/MWh), l’impatto economico della bolletta luce sul sistema industriale italiano ammonta a circa €25 miliardi.

Confapi, in prima linea nell’analizzare le criticità e proporre soluzioni a favore delle PMI, ha preso parte mercoledì 19 gennaio scorso al tavolo convocato al Mise dal ministro Giancarlo Giorgetti. Nel corso dell’incontro il presidente Maurizio Casasco ha espresso tutte le preoccupazioni per i forti rincari che rischiano di tagliare le gambe all’attuale ripresa, presentando misure di breve e medio periodo a reale supporto dell’intero sistema industriale.

Per Confapi sarebbe necessario l’impiego di risorse aggiuntive da utilizzare almeno nei primi tre mesi dell’anno e da applicare a tutte le imprese a prescindere dai loro consumi energetici. Attualmente infatti tali criteri favoriscono solo le imprese altamente energivore (con un minimo di 1 milione di KWh di consumi) ed escludono la maggior parte delle piccole e medie industrie private.

In considerazione dei previsti ulteriori aumenti futuri dei costi dell’energia, è importante che il Governo intervenga affinché non vengano richieste agli imprenditori garanzie ulteriori a copertura dei consumi prevedendo, ad esempio:

  • azioni di contenimento della percentuale di aumento delle tariffe, come proposto in Francia;
  • importanti agevolazioni fiscali, in linea con quanto fatto in Germania;
  • la possibilità di allargare una rateizzazione delle bollette, così come già stabilito nel settore privato;
  • la creazione di un consorzio comune tra associazioni per negoziare con maggiore potere contrattuale il costo dell’energia.

Il Presidente ha portato anche proposte a medio termine al fine di ridurre la dipendenza energetica dall’estero, tra le quali la riforma del sistema di pricing del mercato elettrico. Il prezzo dell’energia, secondo Confapi, dev’essere connesso al costo di generazione e non in balia della speculazione dei mercati finanziari.

Inoltre, sarebbe determinante aumentare gli accordi di fornitura di lungo termine con Russia, Algeria, Libia ed Egitto. Dal punto di vista industriale è, infatti, più importante muoversi in scenari che contrattualmente possono godere di una certa stabilità piuttosto che ottenere sconti momentanei dovuti a speculazioni finanziarie che, come si è visto, generano utili che non vanno a sostegno dell’economia reale.

Ulteriore misura potrebbe essere quella di sviluppare i gassificatori esistenti e favorire la costruzione di almeno due nuovi impianti, al fine di assorbire il previsto aumento dell’export di GNL (gas liquefatto) dagli Usa.

Infine, oltre ad aumentare l’estrazione di gas nazionale dal Mar Adriatico e il potenziamento della Tap, bisognerebbe lavorare sull’ipotesi di utilizzo della tecnologia nucleare di quarta generazione, che permetterà di proseguire con maggior determinazione il percorso verso la decarbonizzazione e la sovranità energetica.

 

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