Confapi, l’aumento del costo delle materie prime frena la competitività delle PMI
10 Giu 2021

Confapi, l’aumento del costo delle materie prime frena la competitività delle PMI

Il forte aumento del costo delle materie prime di questi mesi è una delle maggiori problematiche che le aziende manifatturiere devono affrontare, con disagi che si ripercuotono sino al consumatore finale.

Aumento_costo_materie_prime

A partire dal secondo trimestre 2020 ad oggi il comparto delle materie prime ha fatto registrare dei vertiginosi aumenti di prezzo: l’indice LME (che raggruppa gli andamenti dei metalli non ferrosi), infatti, ha chiuso il 2020 con un rincaro del 52%, con il rame a +47%, il nichel a+51%, lo zinco a +51% e l’alluminio a +26%.

Il primo quadrimestre dell’anno in corso, inoltre, ha visto un ulteriore aumento generalizzato del 22%. Il rame in particolare ha sfiorato il record dei $10,190/t, raggiunto nel febbraio 2011.

Circa il settore degli acciai, il maggiormente colpito, il ferro ha chiuso il 2020 con un rialzo di oltre il 70% rispetti ai minimi di marzo per effetto della domanda infrastrutturale cinese. In accelerazione anche il prezzo del rottame ferroso balzato del 68%.

L’aumento dei prezzi delle materie prime siderurgiche ha così aperto la strada a importanti aumenti di prezzo da parte dei produttori di laminati.

Per quanto riguarda i Polimeri di riferimento per l’industria manifatturiera quali il butadiene, polyethilene e benzene, invece, hanno riportato rispettivamente incrementi di prezzi del 700%, 150% e 290% dal 30 giugno 2020 in scia non solo al rialzo del prezzo del petrolio, principale componente di costo, ma anche alle strozzature sul lato dell’offerta.

Le cause sono da ricondurre a più motivi, questi i principali:

  • Le Restrizioni lato offerta, con marcato rallentamento delle attività di estrazione, raffinazione e raccolta di rottame a causa delle politiche di lockdown durante la crisi sanitaria Covid-19;
  • Riduzione capacità produttive strutturali, aggravata dall’avvento delle politiche di lockdown;
  • La crisi dei container e della logistica, dovuto allo sbilanciamento della distribuzione dei container conseguente ai periodi di lockdown, al blocco del canale di Suez con l’incidente della Evergiven;
  • Le misure di salvaguardia della Commissione Europea, messe in atto per arginare la sovracapacità produttiva cinese dell’acciaio, con un meccanismo di contingentazione delle importazioni di acciaio che, però, sono risultate controproducenti nella specifica situazione;
  • L’aumento dei dazi in export di alcuni metalli dalla Cina, finalizzato a ridurre le sovracapacità produttiva, anche in favore della decarbonizzazione;
  • La competizione tra Usa e Cina, con gli Stati Uniti che, per far fronte alla Domanda interna (ma avendo ridotto le quote di importazione dalla Cina) guardano all’Europa per gli approvvigionamenti.

 

LE PROPOSTE DI CONFAPI

1) Monitorare e controllare in modo efficace il comportamento dei produttori sul fronte antitrust e potenziale cartello di formazione del prezzo attraverso il controllo e la riduzione delle capacità offerte, in un mercato oltretutto protetto da misure di salvaguardia restrittive della libera importazione.

2) Attraverso la rappresentanza italiana permanente (Ministero Esteri), opporsi alla prosecuzione delle misure di salvaguardia all’importazione di prodotti siderurgici, oggetto di revisione in queste settimane da parte della Commissione Europea (EU 2019/159 EU 2020/894)

3) Creare un tavolo permanente di analisi e valutazione delle effettive capacità di mercato dei produttori nei settori di oligopolio (Siderurgico, Chimico) con produttori, utilizzatori, distributori per il monitoraggio delle asimmetrie tra domanda e offerta rispetto alla effettiva capacità produttiva installata. Oggi, a tal proposito e ad esempio, sono annoverate le capacità produttive ILVA (12Mln ton) a fronte di uno stabilimento con un output effettivo di 3.5mln tonnellate, con lavoratori in cassa integrazione a fronte di una domanda molto elevata, oltre a carenza di disponibilità di materia prima.

Commenta così l’analisi il componente di Giunta con delega all’internazionalizzazione di Confapi Venezia, Simone Padoan: “La situazione contingente ha fatto emergere violentemente distorsioni di mercato e criticità strategiche che vanno affrontate senza ulteriori ritardi. Risulta drammaticamente evidente che il progressivo abbandono delle negoziazioni multilaterali in favore di un ritorno alla bilateralità, avvenuto tra il 2016 ed il 2020, ha prodotto più confusione nel mercato, più incertezza nelle filiere e nella catena del valore e a pagare sono, ancora una volta, le PMI. C’è bisogno di ordine ed è necessario un intervento immediato del nostro Governo in seno all’Unione Europea e, tramite questa, una rivitalizzazione del WTO”.

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