Confapi al Tavolo generale della chimica del Ministero delle Imprese e del Made in Italy
24 Mar 2023

Confapi al Tavolo generale della chimica del Ministero delle Imprese e del Made in Italy

Chimica, Confapi: “Investire in Ricerca & Sviluppo, favorire il reshoring, in particolare delle PMI, e sviluppare catene di fornitura competitive.”

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Confapi ha preso parte al Tavolo generale della Chimica, presieduto dal ministro Adolfo Urso, tenutosi lo scorso 22 marzo presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Il Tavolo si inserisce in una serie di incontri settoriali con le forze sociali del Paese, dopo quelli organizzati sui comparti dell’automotive e della moda e che precede quello sulla farmaceutica, convocato per il 29 marzo prossimo.

Gli argomenti trattati, affrontati in occasione dei precedenti Tavoli e in gran parte sottoscritti all’unanimità dai partecipanti, sebbene sussistano elementi da rivedere e perfezionare, vertevano sulle principali tematiche per le imprese e per i lavoratori del settore:

  • valorizzazione e recupero degli scarti industriali
  • energia
  • ricerca e sviluppo
  • semplificazione ed efficienza della pubblica amministrazione
  • reshoring (rilocalizzazione delle imprese all’estero in Italia)

 

Per la Confederazione è intervenuta Daniela Ramello, Vicepresidente vicario di Unionchimica – Confapi, la quale ha condiviso, in particolare, osservazioni e proposte sul recupero meccanico e chimico degli scarti industriali e sul reshoring.

“La buona prassi italiana sviluppata nella filiera del packaging – ha affermato Ramello – ha dimostrato che si possono ottenere ottimi risultati in particolare sul riciclo e recupero meccanico del rifiuto post consumo per i polimeri facilmente intercettabili come il PET”.  

“La recente Proposta di Regolamento Europeo sull’imballaggio e sul rifiuto di imballaggio – ha poi spiegato – rischia, se pubblicata nella forma attualmente prevista, di vanificare i risultati raggiunti a livello Nazionale, imponendo modelli di sostenibilità ambientale più tipici di altri Stati Membri, basati sul riuso e sul deposito cauzionale non percorsi dal nostro Paese”.

“Il recupero meccanico – secondo Confapi – richiede comunque l’ulteriore sviluppo di una rete capillare di selezione e di raccolta differenziata a livello nazionale. Il Ministero potrebbe favorire, anche attraverso opportuni finanziamenti, le collaborazioni Pubblico/Private (Enti, Consorzi, Regioni, Comuni, Centri di Ricerca e Imprese), incentivando investimenti su impianti con forte necessità di saturazione per sostenibilità economica”.

“Per quanto riguarda invece il recupero chimico – continua Ramello – vi è la necessità di investire ulteriormente in ricerca e sviluppo, con conseguenti ingenti investimenti economici. A livello nazionale risultano tuttora indispensabili know-how e dotazioni impiantistiche non sempre disponibili.”

In merito al reshoring, Ramello ha poi riaffermato la necessità di “accompagnare e valorizzare il rientro di molte imprese del settore chimico, in particolare le PMI, sul piano della semplificazione normativa e dell’iter autorizzativo rapido. Tali aiuti e semplificazioni, anche di tipo economico, si dovrebbero basare sul trasferimento di realtà imprenditoriali di eccellenza anche delle produzioni italiane non nuove, ma esclusivamente trasferite”.

Per Confapi, infine, “è opportuno sviluppare in Italia supply chain (catene di fornitura) competitive, con il fine di ridurre la dipendenza da importazioni di tecnologie e materiali, trasformandole in un punto di forza e di crescita per il Paese.”

Ricordiamo che in Italia le imprese del settore chimico superano le 2.800 unità, con un valore aggiunto pari a 56 miliardi di euro e quasi 280 mila addetti comprensivi dell’indotto. Il nostro Paese è il terzo produttore europeo dopo Germania e Francia, con una quota del 9,5%, e il dodicesimo al mondo. L’export del settore nel 2021 è stato pari a 35,4 miliardi.

Più nel dettaglio, in Italia l’industria chimica è così strutturata:

  • imprese a capitale estero (39% del valore della produzione);
  • medio-grandi Gruppi italiani (27%);
  • PMI (34%), che occupano il 58% degli addetti.
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