Lavoro, in Veneto +39.700 posti di lavoro dipendente, ma calano le assunzioni
17 Gen 2022

Lavoro, in Veneto +39.700 posti di lavoro dipendente, ma calano le assunzioni

Il 2021 si è concluso nella nostra Regione confermando le attese di una ripresa economica sostenuta, che ha permesso di recuperare dopo il crollo subito del 2020. Permangono, tuttavia, molte incognite caratterizzate da pandemia, inflazione, aumento dei costi e mancanza di manodopera.

Lavoro-Veneto-assunzioni-andamento-2021

Analizzando i dati di Veneto Lavoro sul Mercato del Lavoro, nel 2021 il saldo tra assunzioni e cessazioni è stato pari a 39.700 posti di lavoro in più, a fronte dei +26.000 registrati nel 2019 e dei 12.800 persi nel 2020. Il numero di assunzioni, però, è stato inferiore del 9% rispetto a due anni fa, soprattutto per effetto dell’andamento registrato nei primi quattro mesi dell’anno, quando erano ancora in vigore significative restrizioni. Anche a dicembre si è confermata la tendenza positiva degli ultimi mesi, con un volume di assunzioni superiore a quello registrato nell’analogo periodo del 2019 (+5%) e un saldo che seppure negativo, come normale in questo periodo dell’anno, è stato comunque migliore rispetto a due anni fa (-9.700 contro -11.100 posizioni lavorative) e interamente attribuibile alla chiusura dei rapporti a tempo determinato.

Saldo assunzioni cessazioni lavoro 2019-2021

La flessione della domanda di lavoro è diffusa a tutti i settori con picchi del 30% di assunzioni in meno nell’occhialeria e del -22% nel turismo. Segno meno, tra gli altri, anche per industria conciaria (-17%), commercio (-10%), tessile-abbigliamento (-9%) e servizi alle imprese (-9%). In crescita invece le macchine elettriche (+17%), la chimica-plastica (+11%), le attività culturali (+12%) e i servizi finanziari (+11%).

Dal punto di vista contrattuale, bilancio positivo per il tempo indeterminato, che cresce di 5.200 posizioni lavorative, ma che rispetto al 2019 (+46.500) sconta la caduta delle trasformazioni da contratti a termine, il mancato turnover determinato dal blocco dei licenziamenti e il minor numero di assunzioni (-13%), tornate a crescere solo nella seconda metà dell’anno e, con particolare vigore, nel mese di dicembre (+17%). Saldo estremamente positivo anche per il tempo determinato (+38.500), opzione preferita dalle imprese in un periodo di grande incertezza e che quest’anno ha via via ricostituito quel bacino di posti di lavoro che si era sensibilmente ridotto durante il lockdown. Bilancio negativo invece per l’apprendistato (-3.900) a causa di un elevato numero di trasformazioni a tempo indeterminato e di un ridotto volume di assunzioni (-8% rispetto al 2019). In calo anche le attivazioni con altre forme contrattuali (lavoro intermittente, somministrato, collaborazioni e tirocini), con l’eccezione del lavoro domestico che ha fatto registrare un +20%.

A livello territoriale in tutte le province si registrano saldi positivi e migliori rispetto al 2019, con punte di 8.200 posti di lavoro dipendente guadagnati a Verona, 7.650 a Padova e 6.500 a Vicenza. Le assunzioni però sono distanti dai livelli del 2019, con cali compresi tra il -1% di Rovigo e il -19% di Venezia. In controtendenza Vicenza, che registra un +2%.

Le cessazioni dei contratti di lavoro sono risultate complessivamente 500.000 (-11%), con una netta prevalenza di quelle per fine termine (52% del totale) e delle dimissioni (34%), in aumento del 9% rispetto al 2019 soprattutto per effetto della ritrovata dinamicità del mercato del lavoro. Anche per effetto del divieto in vigore fino all’autunno, i licenziamenti economici individuali e collettivi risultano dimezzati in confronto a due anni prima, ma neppure lo sblocco definitivo del 31 ottobre, dopo quello parziale del 30 giugno, sembra aver provocato i temuti scossoni sul mercato del lavoro: da luglio ad oggi ne sono stati effettuati circa 9.400 rispetto ai 16 mila del 2019 e ai 15 mila del 2018.

Considerando l’intero arco temporale della pandemia, dal 23 febbraio 2020 a oggi, il bilancio occupazionale è positivo in Veneto per 17 mila posizioni lavorative. È un risultato che sconta l’utilizzo massiccio della cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti, e che media andamenti diversi tra territori e settori, oltre a riflettere momenti diversi del ciclo stagionale.

Dai dati INPS sull’impatto della pandemia sul sistema occupazionale veneto, inoltre, emerge come che nel 2020 il numero complessivo degli occupati, dipendenti e indipendenti, è rimasto in linea con quello del 2019, grazie anche alle misure di sostegno messe in atto dal Governo. Nello specifico, i lavoratori dipendenti sono diminuiti del -3%, restando di poco sopra quota 1,5 milioni, così come segni negativi di lieve entità hanno interessato i lavoratori indipendenti, soprattutto artigiani e commercianti (rispettivamente -2,1% e -1,9%).

Sul fronte economico, la crescita degli ultimi mesi continua a caratterizzare tutti i settori, dalla manifattura al terziario fino al settore edile, seppure con un raffreddamento dello slancio rispetto ai mesi precedenti. Per il Veneto, le stime Prometeia rilasciate a novembre prevedono un incremento del Pil regionale pari al 6,6% nel 2021 e al 4% nel 2022, su valori leggermente migliori rispetto alla media nazionale.

Le molte incognite che hanno caratterizzato la chiusura dell’anno permangono tuttavia anche in questo inizio di 2022: l’evoluzione pandemica, con le possibili conseguenti ricadute sul sistema economico e occupazionale, la crescita dell’inflazione che sembra destinata ad accompagnarci per tutto l’anno, l’aumento dei costi dei prodotti energetici, delle materie prime e dei semilavorati, le difficoltà di reperimento della manodopera sul mercato del lavoro.

A supporto di questa impellente necessità, Apindustria Servizi, ente di formazione di Confapi Venezia, accreditato presso la Regione del Veneto per la Formazione e i Servizi al Lavoro, sta promuovendo un percorso formativo dal titolo Saldatura per la produzione e lavorazione del settore meccanico”.

L’attività rientra all’interno del progetto regionale “Garanzia Giovani”, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, e si svilupperà, nei prossimi mesi, coinvolgendo 5 candidati inoccupati/disoccupati tra i 19 e i 29 anni di età. Vedrà una prima fase di formazione in aula e laboratorio di 120 ore, presso la Tergas di Noventa di Piave, quasi 2 mesi di tirocinio presso l’azienda Sandonatese o le due Portogruaresi, con orientamento e accompagnamento iniziale.

Il percorso “Garanzia Giovani”, in avvio il prossimo febbraio, porterà ad acquisire nuove competenze professionalizzanti. Sono previsti formazione teorica e pratica: verrà dato particolare rilievo e spazio al modulo formativo sulle tecniche di saldatura, con un laboratorio sui processi di saldatura a filo, a elettrodo e TIG. É un’occasione di crescita professionale a favore dei ragazzi del territorio, al fine di offrire loro nuove opportunità lavorative e la possibilità di reinserirsi nel mercato del lavoro.

É pure prevista un’indennità di partecipazione al tirocinio di 450 euro lordi al mese.

Il Presidente di Confapi Venezia, Marco Zecchinel, dichiara: “Il dato del PIL della Regione Veneto è superiore alla media nazionale, così come i dati occupazionali. La ripresa economica nella nostra Regione è un dato tecnico indiscutibile. Su questa ripresa pesano però due grandi incognite: il “pazzesco” incremento di costo delle materie prime o dei semilavorati e il mismatch tra le professionalità richieste dalle imprese e quelle disponibili sul mercato del lavoro. Per quanto riguarda quest’ultimo problema, Confapi Venezia è in campo tramite percorsi “Garanzia Giovani” regionali volti alla formazione, ad esempio di Saldatori e Carpentieri, che sono introvabili e indispensabili al nostro sistema di PMI manifatturiere. Per quanto riguarda, invece, il tema dell’incremento di costo delle materie prime e dei semilavorati, è necessario un rapidissimo intervento politico. Le previsioni del governo avevano descritto questa situazione, in particolare per i costi energetici, come una congiuntura economica a breve termine, ma le circostanze hanno ormai rivelato che siamo di fronte a un fenomeno strutturale che purtroppo ci accompagnerà a lungo. Questa è l’ombra più preoccupante sulla ripresa, poiché le PMI del nostro territorio, in quanto aziende trasformatrici e terziste, non riescono a scaricare i maggiori costi sulle società committenti.”

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