Sblocco licenziamenti, i primi effetti in Veneto
05 Ago 2021

Sblocco licenziamenti, i primi effetti in Veneto

In Veneto si attesta un incremento dei licenziamenti rispetto all’anno precedente, ma i dati sono in linea con gli anni pre-pandemici. Addensamento dei casi nel settore metalmeccanico e nelle Provincie di Treviso e Vicenza.

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Il 30 giugno 2021 scadeva il divieto di licenziamento che interessava le imprese manifatturiere e delle costruzioni che avevano accesso alla Cassa integrazione ordinaria (escluse le aziende del sistema moda) e prevedendo, per le imprese di altri settori, l’accesso ad ulteriori 13 settimane di trattamento straordinario di integrazione salariale.

In Veneto, dai dati di Veneto Lavoro, emergono i primi effetti dello sblocco dei licenziamenti in cui si evidenzia una situazione tutto sommato “tranquilla”. Nei giorni analizzati (i primi 10 del mese di luglio 2021) i licenziamenti sono stati 359 con un incremento rispetto all’anno precedente (+304), ma in linea con quelli avvenuti negli anni pre-pandemici, con un’unica eccezione imputabile al giorno 7 luglio quando un’unica impresa del settore delle costruzioni ha effettuato 71 licenziamenti per fine cantiere.

Per quanto riguarda le aziende interessate al fenomeno si nota, invece, un leggero incremento di casi: 171 rispetto a 159 del 2019 ed a 166 del 2018. Non si evidenziano differenze sostanziali nel numero medio di licenziamenti per azienda (2,1 rispetto ai 2 del 2019).

Dal punto di vista settoriale, pur ancora con numeri molto modesti, si rileva un leggero addensamento dei casi nel settore metalmeccanico che vale ora il 47% delle aziende licenzianti (oltre 10 punti percentuali in più del biennio 2018-19) e un minor interessamento delle imprese di costruzioni che godono in questo periodo di un discreto rilancio (22% rispetto al 32%).

Per quanto concerne le caratteristiche dei lavoratori licenziati, a parte la scontata prevalenza maschile dato l’universo settoriale osservato, si sottolinea come la quota di coloro che erano presenti in azienda da meno di un anno registra una netta flessione (dal 22% al 7%) scontando ovviamente i pochi reclutamenti del 2020; interessante invece la crescita dei licenziati che avevano una anzianità compresa tra uno e tre anni, che salgono al 37%, 20 punti percentuali in più del biennio 2018-19.

L’effetto settoriale si riverbera nettamente sulle provincie con maggior numero di imprese e addetti: Treviso e Vicenza.

Nel territorio della Città Metropolitana di Venezia, i licenziamenti per motivi economici di occupati a tempo indeterminato nelle imprese private non artigiane dell’industria, con esclusione del settore moda, inerenti al quadriennio 2018-2021, sono stati: 51 nel 2018, 67 nel 2019, 9 nel 2020 e 45 nel 2021

Le aziende coinvolte sono state, rispettivamente nei 4 anni, 25, 24, 7 e 24.

Il Presidente di Confapi Venezia Marco Zecchinel commenta così i dati sopracitati: “I dati di Veneto Lavoro dimostrano che il termine del divieto di licenziamento non ha prodotto lo tsunami occupazionale previsto da molti. Una volta di più il sistema delle PMI Veneto evidenzia la sua velocità di recupero competitivo in termini produttivi e occupazionali. Il divieto di licenziamento è stato un provvedimento fondamentale e auspicabile nella prima fase della pandemia, ma la sua proroga lo avrebbe reso un ulteriore ostacolo alla fisiologica flessibilità necessaria all’ecosistema delle nostre PMI. Confapi ritiene, ora, improcrastinabile un nuovo ‘corpus’ di provvedimenti per le politiche attive del lavoro.”

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