Approvato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il cosiddetto Recovery Plan
04 Mag 2021

Approvato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il cosiddetto Recovery Plan

Il 27 aprile il Parlamento ha approvato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il Recovery Plan che prevede investimenti per 191,5 miliardi di euro.

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Il 27 aprile il Parlamento ha approvato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il cosiddetto Recovery Plan, messo a punto dal governo Draghi.

Nella sua versione definitiva Il Piano italiano prevede investimenti per 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del Next generation Eu (Ngeu). Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile. Il totale degli investimenti previsti, pertanto, è di 222,1 miliardi di euro.

Il Piano include inoltre un corposo pacchetto di riforme che toccano, tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione normativa e della concorrenza.

Nel complesso, il 27% del Piano è dedicato alla digitalizzazione, il 40% agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico e più del 10% alla coesione sociale.

Le sei missioni previste dal Piano:

  • Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura (49,2 miliardi di euro stanziati)
  • Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica (68,6 miliardi di euro stanziati)
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile (31,4 miliardi di euro stanziati)
  • Istruzione e ricerca (31,9 miliardi di euro stanziati)
  • Inclusione e coesione (22,4 miliardi di euro stanziati)
  • Salute (18,5 miliardi di euro stanziati)

 

Per quanto riguarda nello specifico le Pmi, Confapi ha avuto modo di rilevare come molte indicazioni contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ricalchino proposte o indirizzi strategici già espressi dalla Confederazione, come nel caso della spinta verso l’innovazione e la digitalizzazione del sistema produttivo, l’attenzione alla formazione di dirigenti e lavoratori, ma anche la riforma della proprietà industriale.

Secondo Confapi vanno accolti positivamente inoltre gli interventi programmati in materia di economia circolare e di logistica, così come l’idea di creare e rafforzare gli “ecosistemi dell’innovazione” in ambito di ricerca e sviluppo. Incoraggianti anche le annunciate azioni a favore del trasferimento tecnologico e delle imprese femminili.

Con altrettanto favore è stato salutato l’annuncio di una riforma fiscale da attuare attraverso l’emanazione di un Testo unico, che fa parte delle riforme di contesto necessarie per l’attuazione del Pnrr.

Tra le criticità legate al tessuto produttivo delle Pmi, il documento si sofferma sulla lentezza da parte delle piccole e medie imprese nell’adozione di nuove tecnologie. A ciò si accompagna l’elevata frammentazione e le contenute dimensioni delle imprese rispetto alla media europea, che rende insostenibili i costi di innovazione e riduce la domanda di capitale umano qualificato.

Quest’ultima tendenza, secondo l’analisi del Pnrr, porta le Pmi ad abbracciare più lentamente la cultura dell’innovazione. Un fatto dimostrato dal volume della ricerca finanziata dalle imprese, che rimane distante dalla media Ue e molto lontana dalle performance dell’industria tedesca.

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